Gli occhi di tutti, in questa campagna elettorale, sono puntati sul risultato dell’elezione del Senato: il motivo è che la coalizione che uscirà dalle urne con il maggior numero di voti (che al momento sembra sarà ‘Italia bene comune’ che candida a premier Bersani) avrà sicuramente la maggioranza del 55% dei seggi alla Camera ma potrebbe non averla al Senato, per via del meccanismo che assegna su base regionale il premio di maggioranza.
Eppure la ripartizione dei seggi alla Camera è un dato che a mio avviso non va assolutamente trascurato. Infatti le possibilità sono due:
- se al Senato Italia bene comune ha la maggioranza, può governare in autonomia;
- se invece non ha la maggioranza, entrano in gioco dei ragionamenti che non possono assolutamente prescindere dalla composizione della Camera dei Deputati.
Cominciamo da una stima del consenso ai partiti e alle coalizioni: prendiamo come base di partenza gli ultimi 3 sondaggi disponibili (reperibili qui), condotti da SWG, Tecnè e Euromedia Research tra il 7 e il 9 gennaio (e pubblicati ieri e oggi), che sono successivi alla sovraesposizione mediatica di Berlusconi e Monti delle ultime settimane ma non incorporano l’effetto di Servizio Pubblico di ieri. Facendo una media dei 3 sondaggi possiamo stimare il consenso alla coalizione di Bersani pari al 38%, seguito da Berlusconi al 27%, da Grillo con il 14%, Monti con il 13% e Ingroia con il 4% (di seguito ipotizziamo che Ingroia superi lo sbarramento del 4%, ma si noti che la situazione è per ora al limite della soglia).
Abbiamo già detto che se Bersani ottiene la maggioranza al Senato, governerà con il sostegno di Pd e SEL (più PSI e/o Centro Democratico) e non resta molto altro da prevedere e di cui discutere. Se invece non la ottiene, guardiamo cosa succede alla Camera. La stima dei deputati assegnati a ciascuna coalizione è riportata nell’aerogramma seguente (per semplicità includo i 12 parlamentari eletti all’estero tra i 630 totali, essendo una semplificazione non particolarmente influente):
Quale maggioranza di governo scaturirebbe dalla situazione considerata sopra? Le possibilità sono diverse, ma le ipotesi di maggiore interesse vedono contrapposti Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL) di Nichi Vendola e la coalizione di Mario Monti.
Il Pd governerebbe soltanto con Vendola, soltanto con Monti o con entrambi? La prima ipotesi (solo con Vendola) si verifica nel ragionamento fatto prima (maggioranza al Senato), mentre le altre 2 sono quelle che consideriamo ora.
La domanda è: Monti potrebbe riuscire a sostituire SEL sia alla Camera sia al Senato? Fare previsioni sul Senato, come abbiamo detto, è un’impresa improba in cui per ora non ci cimentiamo. Alla Camera, invece, nella situazione attuale potrebbe farlo: infatti SEL è data al momento intorno al 4,5% e otterebbe perciò 41 dei 347 seggi vinti dal centrosinistra; eliminandola, quindi, le altre liste che sostengono Bersani totalizzerebbero 306 deputati, che sommati a quelli portati in dote da Monti farebbero 368 – al di sopra dei 316 seggi necessari per aver la maggioranza alla Camera.
Per concludere, quindi, nessuna delle 3 ipotesi può essere esclusa: a decidere quale delle 3 si realizzerà, non sarà solo l’esito delle elezioni al Senato, ma anche alla Camera. Determinanti nel portare a realizzazione uno dei 3 scenari saranno soprattutto i voti ottenuti singolarmente da SEL e dal Pd, oltre che dalla coalizione guidata da Monti nel suo complesso.
PS: continua qui.
Qui Vendola esclude la terza possibilità:
http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-politiche-2013/vendola-io-mai-con-monti-nello-stesso-governo/116227/114643
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